Giuseppe, detto Pinuccio, Sciola è figlio di contadini sardi. Ha otto fratelli e un’istruzione che si ferma ai primi anni di scuola elementare. Nella sua casa, dirà l’artista, “non è mai entrato un libro, né tantomeno uno stipendio”. Pinuccio però ha una passione smisurata per la natura. Ama camminare a piedi nudi sulla terra.
Affascinato dalla pietra inizia a scolpire, quasi per gioco. Usa principalmente arenaria e basalto, le pietre della sua terra.
A 17 anni scolpisce un ragazzino, successivamente denominato Pietrino, ricavandolo da una seduta in pietra di arenaria in modo del tutto spontaneo e istintivo. Grazie a quest’opera inizia la carriera artistica di Sciola: viene scoperto e vince una borsa di studio per il liceo artistico di Cagliari. Perfeziona i suoi studi artistici all’estero ma negli anni Sessanta torna nella sua terra e installa il suo laboratorio all’interno di un agrumeto di famiglia.
Definito dalla critica uno scultore contadino, Sciola dedica le sue opere alla terra e alla natura.
Studia la materia rocciosa, con particolare attenzione alle rocce della sua terra, la Sardegna. Terra di vulcani spenti, forze della natura in stasi da tempo. Terra dalle formidabili ricchezze del sottosuolo, lacerata da miniere e gallerie. Terra di grotte fluviali, cunicoli capillari.
Bellissima la scultura in basalto denominata Sangue di Pietra, una sperimentazione artistica che Sciola dedica all’AVIS per il significato che l’opera racchiude. “Utilizzando la fiamma ossidrica l’artista riporta la materia alla sua origine creando delle colate laviche che raffreddandosi si solidificano. Sciola così riesce a riprodurre quella Genesi naturale del basalto creatasi in milioni di anni in pochi gesti scultori. Una forte immagine di Pietra Viva che, come afferma Sciola, soffre quando viene tagliata, ma grazie al tempo – che non ha tempo – i muschi e i licheni nel rimarginano le profonde ferite. Ed è per questo motivo che le sue opere sono custodite all’aria aperta, nei luoghi in cui sora le ha piantate. Nelle opere in basalto – pietra di origine vulcanica e pietra madre della Sardegna – appare evidente un’immediata capacità di comunicare la complessità dell’intensa e profonda esperienza umana dell’artista, di raccontare un riconquistato rapporto tra uomo e natura, tra arte e natura, attraverso un contatto intimo con le forze primordiali del cosmo. L’intervento di sola è finalizzato a rivelare le qualità intrinseche ed estetiche della pietra portatrice e primordiale di un principio di funzionalità artistica. È con queste convinzioni che l’artista opera sul basalto, valuta la sagoma e la massa la grana e il colore le superfici ossidate o ricoperte di licheni. Conserva sempre inalterata la faccia naturale della pietra, alla quale attribuisce il più alto valore estetico e interviene sull’altra come nel caso delle sculture sonore dove incide la superficie con tagli ortogonali netti e profondi che creano una fitta sequenza di lamine verticali orizzontali o entrambe.”
Le sculture sonore sono una vera e propria novità nel mondo artistico degli anni ’90. La pietra intagliata da sciola, accarezzata o sfiorata con un sasso, produce suoni, genera musica. È come se, nelle sue opere, l’artista avesse cercato di animare la pietra – origine dell’universo – dandole movimento, voce, e talvolta anche trasparenza.
“Dal mio punto di vista poetico Io immagino, quando non ero e non era il tempo, quando il caos dominava l’universo, Io provo a immaginare chissà da quale altro pianeta un’eruzione più grande di un’altra. Quindi immagino questa Massa incandescente che attraversa l’universo e incastona dei pezzi di Stelle che io ritrovo dentro la pietra. per cui questa non è altro che l’archeologia dell’universo dove chiunque può leggere addirittura tutte le costellazioni.”
Solo tagliando il basalto – pietra nata dal fuoco ma consolidata dall’acqua, della quale conserva le tracce in infinitesime granulazioni – Sciola ha la sensazione di penetrare nel profondo mistero della pietra. Il basalto racchiude in sé il segreto stesso della creazione un mistero proveniente dal centro della terra.
Le opere di Sciola si possono ammirare nel Giardino Sonoro del suo paese natale, San Sperate, nel cagliaritano. Oltre 700 opere tra agrumi e ulivi. Quello che era stato il suo laboratorio, aperto poi dall’artista stesso ai visitatori nei primi anni 2000.
Chi percorre quel giardino, chi osserva, tocca e ascolta le sue opere, chi entra in sintonia con la sua poetica, non potrà più che guardare la natura con occhi diversi, non riuscirà a non sentirsi parte di un mondo, di un universo più grande nel quale noi siamo solo di passaggio.