Il libro che ci sentiamo di suggerire come lettura estiva è “La resilienza del bosco. Storie di foreste che cambiano il pianeta” di Giorgio Vacchiano.
Ricercatore in gestione e pianificazione forestale, Vacchiano racconta in questo libro storie di resilienza di piante, boschi, foreste in giro per il mondo.
Racconta di alberi millenari sopravvissuti ad eventi catastrofici, di ecosistemi naturali capaci di rigenerarsi dopo eruzioni vulcaniche e dopo grandi incendi, dopo tempeste o mutamenti climatici anche di grande portata. Ma questo è avvenuto a seguito di cambiamenti ambientali piuttosto lenti o prevedibili.
Stiamo vivendo però in un periodo che non ha precedenti nella storia, il cambiamento climatico dovuto allo sfruttamento incontrollato dell’uomo ha accelerato questi processi e gli eventi estremi e la natura sembra arrancare per resistere.
Ad esempio “anche se cessassimo oggi l’emissione di CO2” racconta l’autore nel libro ”già nel 2050, avremmo comunque il 50% in meno di ghiacciai sulle alpi. Nel giro di una o due generazioni i paesaggi alpini, Himalayani e artici che conosciamo cambieranno radicalmente aspetto e gli escursionisti dovranno salire molto più in quota per mettere i piedi su un ghiacciaio. Anche gli alberi si stanno lanciando all’inseguimento dei territori lasciati liberi dalle superfici ghiacciate, con tempi che a noi sembrano lunghi ma che per le foreste sono un battito di ciglia. Se il cambiamento climatico continuerà la velocità attuale, tuttavia, le foreste potrebbero non fare in tempo a raggiungere le nuove aree climaticamente idonee restando imbottigliate. In un clima inadatto alla loro sopravvivenza, come alpinisti colti dallo sfinimento a metà della salita. Per aiutarle, in alcune parti del mondo, i forestali hanno messo a punto piani di migrazione assistita, piantando nuovi alberi dove il clima è già pronto ad accoglierli e dove i loro genitori naturali non sono ancora riusciti ad arrivare. Una strategia di adattamento che però non può prescindere dall’affrontare il problema climatico in maniera strutturale su scala planetaria”
Con una narrativa fluida, quasi romanzata, l’autore snocciola dati scientifici intervallandoli con racconti di vita personale. Tuttavia, il nostro consiglio è di prendersi il giusto tempo per leggerlo, di sorseggiarlo come un buon vino, assaporarne le pagine per gradi, per riuscire a coglierne il cuore, a dare la giusta attenzione a tutte le informazioni racchiuse nelle duecento pagine del testo.
È un libro che suggeriamo di leggere, non solo perché trasmette una maggiore consapevolezza dell’importanza della natura e degli ecosistemi per la nostra vita, ma perché fornisce anche un’immagine positiva di possibili soluzioni tecnologiche e scientifiche che potrebbero essere adottate per contenere gli effetti del cambiamento climatico e supportare le foreste nel loro processo di resilienza.
La domanda che ci si pone è perché, se esistono già alcuni strumenti e tecnologie, questi non vengano adottati in modo massivo da tutti? Perché i governi stanziano sempre meno fondi alla ricerca quando potrebbe dare risultati utilissimi per i territori e le popolazioni?